La crisi è peggiorata, cinque testate sono state chiuse in pochi mesi e oltre 200 giornalisti sono in cassa integrazione. Dei mille professionisti che arrivano sul mercato ogni anno, solo un quinto trova lavoro.
Sono state queste le tematiche al centro dell’incontro “Giornalista, un mestiere in un mercato senza merito?” tenutosi il 4 ottobre nella sede del parlamento europeo a Roma e organizzato per i venti anni della Scuola di giornalismo di Perugia.
Ad aprire il confronto tra direttori, editori, manager e sindacato è stato un messaggio di saluto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
ACCEDERE SOLO CON LE SCUOLE? Gli ospiti si sono poi scontrati sulla proposta di eliminare il praticantato e consentire l’accesso solo attraverso i master.
Fatta dal direttore di Rai Parlamento, Gianni Scipione Rossi, e sostenuta dal presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Roberto Natale, è stata però contestata dal direttore de Il Tempo, Mario Sechi. Secondo lui, si tratta infatti di un’ipotesi illiberale che esclude i talenti irregolari.
Molto simile è stato il parere espresso del direttore generale di Viale Mazzini, Luigi Gubitosi, che sebbene abbia sottolineato la centralità dell’istituto perugino per la tivù pubblica, ha voluto specificare: «La frequentazione della scuola non può essere un vincolo».
CONCENTRARSI SULLA QUALITÀ. Il presidente della Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg), Guido Anselmi, ha però detto che non è vero che non esiste merito: «Io ho assunto una quantità di persone per questo motivo, il problema dell’Italia è però il capitalismo relazionale che si ripercuote su tutto. Occorre reinventare la professione, puntare sulla qualità. Per questo nella Fieg è nata la commissione per la formazione, per lavorare insieme al sindacato».
Andrea Zappia, l’amministratore delegato di Sky Italia, ha dichiarato che la sua azienda ha assunto 400 giovani giornalisti.
A essere bersagliato da diverse critiche è stato il sindacato: Gubitosi lo ha accusato di non aiutare la meritocrazia e di difendere tutti allo stesso modo.
SVECCHIARE I GIORNALI. Il direttore dell’Ansa, Luigi Contu, ha affermato che i modelli esistenti non reggono più, ma che anche gli editori devo sforzarsi di aprire le redazioni.
Pure per il vicedirettore de Il Corriere della Sera, Antonio Macaluso, i giornali sono troppo vecchi, devono fare autocritica e trovare il modo per fare entrare i giovani.
Di cosa c’è bisogno? «Di una flessibilità più ampia che in passato», ha commentato Contu, invitando all’ottimismo.
Lo ha fatto anche Giovanni Floris, il conduttore di Ballarò, che ha spiegato che la crisi rappresenta un momento d’oro per gli outsider. Natale è stato invece molto meno positivo e ha voluto ricordare tutti quei collaboratori che sono pagati pochi euro a pezzo e per cui bisognerebbe approvare velocemente la legge sull’equo compenso.
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