Valorizzazione dei giornalisti formati nelle scuole riconosciute dall’Ordine, riconoscimento del praticantato svolto negli istituti di formazione giornalistica anche ai fini previdenziali, potenziamento delle attività formative e di aggiornamento professionale da svolgersi presso le scuole riconosciute dall’Ordine e in collaborazione con gli Atenei per combattere la carenza occupazionale. Queste le principali proposte di rinnovo del CNLG presentate dall’Associazione dei Giornalisti della Scuola di Perugia al convegno ‘In contRatto con le scuole di Giornalismo. Riforma Biagi e formazione: il CNLG nel nuovo mercato del lavoro‘ che si è svolto a Roma presso l’Ordine Nazionale dei Giornalisti in collaborazione con la rivista Diritto ed Economia dei mezzi di comunicazione e con la partecipazione del Coordinamento dei Giornalisti delle Scuole.
‘La prima tutela per un giornalista è un mercato del lavoro trasparente’ – dichiara il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi – ‘garantita dalla legge Biagi. Una legge che non ha introdotto nuove forme di flessibilità, ma ha regolamentato quelle già esistenti’. E l’ex ministro del Lavoro, sen. Tiziano Treu, osserva: ‘La maggior parte delle figure previste dalla legge 30 saranno inutili, le uniche rilevanti per la professione possono essere il contratto a termine, il part-time e i contratti formativi’, e aggiunge: ‘I contenuti formativi della legge sono insufficienti, per avere un livello europeo il 12% dei lavoratori dovrebbe trovarsi in formazione. Noi siamo fermi al 5%’. Ma la precarizzazione del lavoro è l’antitesi della professione giornalistica, sottolinea il segretario Usigrai, Roberto Natale. “Diciamo no al job on call, una forma esasperata di flessibilità che fortunatamente in Rai non esiste. Nel servizio pubblico infatti il recente accordo siglato tra azienda e sindacato tutela i giornalisti a tempo determinato, che rappresentano un quarto dei professionisti assunti”. Presente anche il direttore della FNSI Giancarlo Tartaglia che dichiara tuttavia: “La formazione non va disgiunta dal mercato del lavoro e – continua – gli strumenti per formare i giornalisti non vanno inventati ma utilizzati perché sono già previsti nel contratto.”
Si sentono con la coscienza a posto gli editori. Secondo Sergio Moschetti, dirigente FIEG, “la carta stampata impiega la maggior parte dei giornalisti provenienti dalle scuole. Gli editori investono in formazione e borse di studio”. Contestuale la sua richiesta di una liberalizzazione completa del sistema degli stage: Moschetti ha anche aperto all’ipotesi di liste particolari e riservate per i giornalisti formati nelle scuole riconosciute dall’Ordine.
Il segretario dell’Ordine dei giornalisti, Vittorio Roidi, rivendica come unico modello di accesso alla professione, scelto da tempo dall’Ordine, quello che passa attraverso le scuole di giornalismo, modello che non può essere devastato dall’introduzione di regole che portano a un precariato costante.
Hanno portato un saluto al convegno: Piervincenzo Porcacchia, portavoce dell’ufficio stampa della Camera e presidente onorario dell’Associazione giornalisti della scuola di Perugia; Enrico Gasbarra, presidente della Provincia di Roma, Innocenzo Cruciani, presidente della Scuola di giornalismo di Perugia e Giovanni Mantovani, direttore dell’IFG di Urbino.
In platea, giornalisti provenienti dalle varie scuole di giornalismo d’Italia. Il convegno ha dato luogo a un vivace dibattito.