L’Associazione Giornalisti della Scuola di Perugia esprime soddisfazione per la firma di un accordo sul precariato Rai che, dopo oltre due anni di trattative, assicura prospettive a 300 colleghi che da anni collaborano con l’azienda.
D’altro canto l’Associazione non puo’ che dirsi stupita e rammaricata per l’eliminazione di ogni riferimento alle scuole di giornalismo tra i criteri di assunzione fissati nell’intesa. La sola indicazione sulle prime utilizzazioni – chi proviene dalle scuole di giornalismo ha diritto a una ‘particolare attenzione’ per il primo contratto in Rai – non puo’ farci dichiarare soddisfatti, anche perche’ questa manca del requisito della esclusivita’.
L’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia si augura che la Rai voglia rivedere la propria decisione e provare con i fatti ‘la volonta’ di valorizzare gli investimenti operati dall’azienda in materia di alta formazione professionale’, cosi’ come scritto nell’accordo, e valorizzare ‘le risorse qualificate provenienti dalle scuole di giornalismo’, come indicato anche dagli ultimi contratti integrativi aziendali.
Inoltre con l’intesa di oggi si lascia inevasa la risposta alla Commissione parlamentare di Vigilanza che, con un ordine del giorno sul fenomeno del precariato in Rai, approvato all’unanimita’ il 16 marzo dello scorso anno, ha chiesto alla azienda del servizio pubblico di definire ‘con precisione gli impegni con gli allievi e i diplomati della Scuola di Perugia’.
Da dodici anni la Rai – attraverso la Scuola di Perugia – investe nell’alta formazione giornalistica, riconosciuta e certificata dall’Unione europea.
Un investimento sociale, culturale, economico e professionale che rappresenta un lodevole atto di servizio pubblico e che ha gia’ prodotto ottimi risultati per l’azienda: giornalisti formati dalla Scuola di Perugia sono professionisti di punta, volti noti, opinionisti e dirigenti della Rai; decine di ex allievi svolgono da anni la professione giornalistica nelle maggiori testate Rai – ma con contratti a tempo determinato – contribuendo all’informazione di qualita’ propria del servizio pubblico; giornalisti formati dalla Scuola lavorano con successo anche in altre aziende editoriali. Con questo accordo, pero’, l’azienda sembra non voler dare il giusto valore a questo patrimonio di professionalità.