Trent’anni dopo ripartiamo da un ragazzo di trent’anni. E dai valori che Patrick Zaki incarna. Il 3 marzo 1992, in una conferenza stampa a viale Mazzini, la Rai annunciò per la prima volta l’intenzione di creare una scuola di giornalismo. Il 3 marzo 2022 abbiamo voluto ricordare il primo passo verso la fondazione della scuola che ci ha formati incontrando un ragazzo che, per difendere quegli stessi valori che hanno spinto tanti di noi nel mondo del giornalismo, ha già scontato quasi due anni di carcere in Egitto. E che è ancora in attesa di una sentenza definitiva.

Patrick si è collegato con noi e ci ha raccontato dei suoi mesi di prigionia, dei momenti più bui nelle carceri di Al Sisi e della felicità quando inaspettatamente è arrivata la libertà.

Ha sottolineato l’importanza del lavoro dei giornalisti, anche e soprattutto di quelli che ora in Egitto si trovano in carcere per aver espresso le loro idee. E un pensiero Patrick lo ha riservato ai colleghi che in questo momento si trovano in Ucraina: “Molti dei giornalisti che mi hanno aiutato – ha detto Zaki – adesso hanno bisogno dei miei auguri, della mia vicinanza perché si trovano sul confine ucraino. E sono lì, in una zona di grande pericolo, semplicemente per dirci quello che sta succedendo”.

Nel corso dell’incontro c’è stato spazio anche per una sorpresa: in collegamento dal Canada ha salutato Patrick Marco Di Vaio, dirigente del Bologna calcio, la squadra del cuore di Zaki. “Ti aspettiamo il prima possibile al Dall’Ara e tifiamo per te”, ha detto Di Vaio. Mentre Patrick ha raccontato che anche quando era in prigione si informava sui risultati della squadra alla radio, trovando così conforto e compagnia.

Alla fine ancora un ringraziamento all’Italia per il sostegno che il nostro Paese gli ha dimostrato in questi anni: “Io mi sento già cittadino italiano – ha detto Patrick – anche se non lo vedo scritto da nessuna parte. Avere la cittadinanza onoraria di tanti Comuni italiani è un onore enorme. Anche loro hanno aiutato molto me e la mia famiglia. E tramite me tutti coloro che difendono la libertà di parola”.

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