La difficoltà di essere giornalisti in Russia protagonista al Festival Internazionale del Giornalismo. Nella Sala Raffaello dell’Hotel Brufani l’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia, con la moderazione di Elisabetta Terigi, ha organizzato l’incontro dal titolo “Il giornalismo investigativo in Russia”. Ne hanno discusso Zygmunt Dziecilowski (condirettore di OpenDemocracy Russia), Svetlana Reiter (Esquire Russia), Roman Shelinov (Vedemosti) e Anastasia Kirilenko (giornalista freelance).
A rendere difficile il lavoro dei giornalisti d’inchiesta è uno dei maggiori problemi della Russia di oggi: la corruzione. Afferma Dziecilowski: «La necessità è che le nuove generazioni capiscano che gli insegnamenti avuti sono sbagliati. In Russia la corruzione è sistematica: alcuni studi dicono che raggiunga il 30% del Pil. Noi giornalisti abbiamo l’obbligo di capire e far capirei legami tra potere e soldi. Ci vuole coraggio. Con OpenDemocracy cerchiamo di dare notizie su tutto: economia, politica, cronaca. E come noi traduciamo i nostri articoli per farli diffondere in tutto il mondo, apprezziamo i giornalisti stranieri che ci aiutiano ad implementare il sito con i loro pensieri».
Coraggio, dunque. Anastasia Kirilenko ne ha avuto tanto: «Lavoravo per Radio Liberty. Scoprii molte cose su brogli elettorali e su “Oil for Food”, progetto che doveva aumentare le scorte alimentari in Russia ma con il quale si arricchì solo Putin. Arrivarono moniti dal governo e i vertici della radio mi chiesero di essere più morbida nelle mie posizioni. Rifiutai e lasciai il mio posto di lavoro».
I giornalisti hanno bisogno di fare chiarezza anche sul mondo giudiziario russo: «Un mondo che funziona – afferma Svetlana Reiter – ma solo unilateralmente. Basti pensare alle manifestazioni di Piazza Bolotnaya: si sa che alcune unità di polizia hanno commesso atti violenti, ma nessuno ha indagato su di loro. Io ho sentito diverse testimonianze di persone presenti e tutte hanno confermato questa tesi. Ai potenti non interessano le nostre battaglie: tutto scivola loro addosso».
Roman Shleinov traccia un bilancio finale: «Sono tante le inchieste che ho fatto nella mia carriera. Ci sono anche diverse associazioni che riuniscono giornalisti investigativi di tutto il mondo. Il problema della Russia non è trovare la notizia, quello è facile. Il problema è farsi ascoltare e riuscirle a diffondere».
Infine un pensiero ad Anna Politkovskaya, simbolo di un mestiere ancora troppo pericoloso in Russia. Dziecilowski, che più volte aveva incontrato nel corso della sua carriere la giornalista uccisa nel 2006, sottolinea: «Chi vuole capire gli attacchi lo fa e sa anche come risponderti. Purtroppo Anna ne è stato un esempio».
Edoardo Cozza