Un convegno cerca di sfatare le credenze errate di cui sono vittime i nomadi. Si studia un vademecum per i giornalisti. Monsignor Feroci: non si può approcciare un mondo «per sentito dire» di Laura Badaracchi
Le cifre parlano da sole, per sfatare i tanti, forse troppi pregiudizi: ogni anno dai cassonetti della capitale i raccoglitori Rom recuperano beni per un valore di 10 milioni di euro. E nel segmento romano del mercato dell’usato – compresi gli sgomberi di cantine e locali – lavorano ben 572 microimprese Rom, molte di stampo familiare, per un totale di 2.288 occupati: il 70% vive da un decennio nel nostro Paese. Lo dicono i dati di un’indagine realizzata da Matilde Carabellese, dottoranda di ricerca presso l’Università Orientale di Napoli e presidente dell’associazione “Occhio del riciclone Campania”. Lo studio è stato presentato il 23 marzo presso la sede della Federazione nazionale stampa italiana, durante “NewsROM. Informazione senza pregiudizi”, iniziativa organizzata dall’Associazione giornalisti Scuola di Perugia nell’ambito della campagna “Dosta!” (ovvero “Basta!”) promossa dal Consiglio d’Europa.
Patrocinato dall’Associazione stampa romana e dall’Ordine dei giornalisti del Lazio, il ciclo di tre seminari si sposterà a Milano il 12 maggio, al Circolo della stampa, mentre l’ultimo appuntamento, fissato a Napoli per il 16 giugno, avrà come cornice l’Ordine dei giornalisti della Campania. Eventi formativi che puntano a scardinare nel linguaggio dei media «approssimazione, superficialità, razzismo talvolta involontario», ha rilevato il presidente della Fnsi, Roberto Natale. Pecche che scaturiscono sì dalla «fretta», ma pure da «ignoranza» su una fetta di popolazione che in Italia si aggira intorno alle 150mila persone: la metà viene dai Balcani o dalla Romania, mentre il resto ha la cittadinanza italiana, riferisce l’Opera Nomadi; appena il 2,8% supera i 60 anni. Nella capitale ne vivono circa 7.200, di cui 5mila romeni in «luoghi dell’orrore senz’acqua né luce», ha riferito Marco Brazzoduro, docente di politiche sociali presso la facoltà di Scienze statistiche alla Sapienza.
Per migliorare la preparazione dei giornalisti che si occupano di questo tema, il segretario dell’Assostampa romana Paolo Butturini ha proposto di stilare «un vademecum» sulla minoranza Rom, da distribuire ai colleghi di tutta la regione. E poi occorre «mettere in pratica» la Carta di Roma, protocollo deontologico per un’informazione corretta sugli stranieri, auspicando sanzioni concrete per chi non rispetta le regole. Risulta quindi cruciale la campagna di sensibilizzazione coordinata dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Ministero per le pari opportunità: il direttore, Massimiliano Monnanni, ha denunciato che Rom e Sinti sono in testa «alle classifiche» dei casi monitorati dall’Unar.
Volàno per l’integrazione risulta la scuola, su cui ha invitato a focalizzarsi Paolo Ciani, della Comunità di Sant’Egidio, convinto che negli insediamenti abusivi siano ancora pochi i bimbi scolarizzati. Occorre investire in questo ambito, ad esempio con le borse di studio, che in due anni hanno fatto lievitare «dal 56% all’87%» la presenza tra i banchi degli alunni Rom che vivono nei campi attrezzati. Ma soprattutto – ha evidenziato monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana – non si può approcciare questo mondo «per sentito dire», oppure «mossi dalla spinta emotiva o emergenziale: i media non lo conoscono a fondo, perché è una realtà molto complessa. Non possiamo vivere tamponando situazioni: dobbiamo avere il coraggio di fare progetti a lunga scadenza. Il cardinale vicario Agostino Vallini ci ha chiesto un impegno e una presenza continuativa a favore delle persone e di supporto ai loro problemi».
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