C’è quello che lavora come un normale redattore, se non di più, svolgendo compiti che in realtà gli sarebbero preclusi. L’altro, se gli va bene, porta i caffè al caposervizio che ogni tanto, per premio, gli dice: «Stammi sulle agenzie». Qualcuno, in redazione, non ci entra proprio, magari a pochi giorni dall’inizio del tirocinio, a causa delle pressioni sindacali.
In un momento di tagli di personale e di crisi diffusa dell’editoria, la vita dello stagista non è certo agevole. Da una parte ci sono degli editori che necessitano di manodopera a buon mercato, meglio ancora se gratis, soprattutto durante il periodo estivo. Dall’altra ci sono i comitati di redazione degli organi in stato di crisi che vedono nel giovane tirocinante una minaccia per i precari o i professionisti in cassa integrazione. Sullo sfondo, infine, ci sono regole non sempre rispettate.
Tra l’incudine e il martello, lo stagista può trovarsi in situazioni dove qualunque cosa faccia, sbaglierà. Se si limita a “osservare” i redattori, non si metterà mai in luce. Se contribuisce al lavoro di redazione, può arrivare il richiamo da parte dei sindacati, e – come è successo – l’estromissione dagli stage.
«Bisogna evitare queste guerre tra poveri» dice Roberto Chinzari, segretario dell’AGSP. «La nostra associazione ha proposto la stesura di una “Carta dei diritti e dei doveri” dello stagista. Un documento che chiarisca una volta per tutte quello che i tirocinanti possono e non possono fare, e che fissi regole, meccanismi di controllo, ed eventuali sanzioni. Un punto di equilibrio che non scavalchi le posizioni degli occupati ma che tuteli anche gli stagisti».
Per Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, una carta autonoma si potrebbe anche fare, perché qualunque cosa serva per fare maggiore chiarezza è sempre ben accetta. «D’istinto, però, sono contro la moltiplicazione delle carte» chiarisce Iacopino. A giugno, quando c’era stata la polemica tra Federazione Nazionale della Stampa e Ordine dei Giornalisti sulla “questione stagisti” nelle redazioni in stato di crisi, l’Ordine stesso si era offerto di dare sostegno a chi avesse voluto intraprendere azioni legali contro l’esclusione dai tirocini. Dice Iacopino: «Di simili richieste, fino ad ora, non ne è arrivata alcuna». Il presidente dell’Ordine mette anche dei paletti su quella che potrebbe essere un’eventuale riforma degli stage: «Il divieto di luglio e agosto non è annullabile, anche perché il tirocinante impara di più quando la redazione lavora a pieno regime».
Per Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa, la “Carta dello stagista” è una buona idea, ma alla base di tutto ci dovrebbe essere il dialogo tra le rappresentanze di categoria, che negli ultimi tempi è mancato. Il riferimento è proprio alla polemica sugli stage tra Fnsi e Ordine. «Su questa vicenda – spiega Natale – si erano scaricate altre tensioni, ma i problemi sono derivati anche da difficoltà di comunicazione che andrebbero superate per il bene della categoria». In merito alla questione “stage”, Natale sottolinea come servano garanzie che, soprattutto in un momento di crisi che acuisce i problemi ed esaspera animi e sensibilità , i tirocinanti non sostituiscano nella sostanza i giornalisti espulsi dal processo lavorativo. «Sono sicuro – dice Natale – che neanche gli stagisti vogliono questo. Ci sono editori che si inventano le forme più fantasiose per non rispettare il lavoro contrattualizzato. Il sindacato, a partire dai comitati di redazione, deve sorvegliare queste situazioni e verificare quali siano le reali mansioni affidate ai tirocinanti. Anche le scuole di giornalismo, in questo senso, devono fare la loro parte».Altro punto fondamentale, per Natale, è la riforma dell’accesso alla professione. «Da un punto di vista quantitativo non è sostenibile una situazione nella quale ogni anno diventino professionisti quattro giornalisti per ogni posto di lavoro che si crea».
Se la riforma dell’accesso alla professione, complice l’attuale instabilità politica, non sembra destinata a una prossima realizzazione, la stesura di una “Carta dello stagista” potrebbe invece essere la soluzione giusta per evitare che s’inneschi nuovamente, il prossimo giugno, una polemica sui tirocini. Affinché sia redatto questo importante documento, la proposta dell’Associazione Giornalisti della Scuola di Perugia resta la creazione di un tavolo formato da editori, Ordine, Fnsi, e Scuole di giornalismo.
Gabriele Martelloni