Repubblica degli stagisti: “Basta alla lotta tra poveri tra stagisti e professionisti disoccupati”

repubblicastagistiLo stage, si sa, è ormai la corsia obbligatoria per l’ingresso del mercato del lavoro, ancor di più nel mondo del giornalismo. Repubblicadeglistagisti.it “è un giornale online nato per approfondire la tematica dello stage in Italia e dare voce agli stagisti”, come si legge su una pagina del portale. L’obiettivo del sito è denunciare gli abusi e consigliare il tirocinio giusto, quello che dà maggiori possibilità di ottenere un vero contratto successivamente.
Abbiamo intervistato la giornalista Eleonora Voltolina, ideatrice del sito e autrice del libro “La repubblica degli stagisti: come non farsi sfruttare” (Laterza).

Eleonora, com’è la situazione degli stage nel mondo del giornalismo?
I dati a nostra disposizione non sono per nulla confortanti. La macro-categoria editoriale, che include il giornalismo, è la peggiore in termini di probabilità di conquistare un contratto di lavoro dopo lo stage. Solo al 4% dei giovani stagisti in un’azienda dell’editoria viene offerto un contratto. La media generale è, invece, del 9,4%.

Molti giornali, su pressione dei comitati di redazione, hanno recentemente chiuso la porta in faccia ai praticanti delle scuole, che già si erano visti precludere i mesi di luglio e agosto. Come superare l’impasse?
Secondo me, i cdr si sono svegliati troppo tardi e hanno preso decisioni troppo drastiche. E’ contrario all’etica far ricadere tutto sugli stagisti. Prima, senza dubbio, c’era un uso sproporzionato di stagisti, poi si è passati al blocco totale. Io dico che bisogna smetterla di alimentare questa “lotta tra poveri”, tra stagisti e professionisti disoccupati in attesa delle sostituzioni.

E come si potrebbe fare?
Per esempio togliendo alle aziende la possibilità di prendere a costo zero la forza lavoro. Se si imponesse un rimborso spese minimo per lo stagista di 500 euro, diciamo, i giornali ne farebbero un uso più parsimonioso, rendendo la vita più facile al giovane. Si creerebbe un migliore equilibrio nelle redazioni. Basti pensare che prima del blocco al Corriere della sera c’erano 23 stagisti e nessuna sostituzione. L’anno successivo, con il blocco vigente, le sostituzioni sono state 18. Da questo punto di vista i comitati di redazione non hanno tutti i torti.

Tu che sei giornalista e sei passata nella lunga trafila degli stage, cosa ti auguri possa cambiare nel futuro?
Spero in una minore ipocrisia nel settore: il fatto di non poter firmare i pezzi, andare in video o in voce ne preclude la funzione istruttiva. Uno stage fatto a metà non ha senso. Non è utile, né da una parte, né dall’altra.

Antonio Di Bartolomeo