È morto mercoledì mattina a Perugia Nunzio Bassi, un giornalista che ha sempre creduto in ciò che faceva, al punto da anteporre la notizia alla visibilità di chi la comunicava. Un caso raro, perché al giornalista non è mai dispiaciuto essere ‘riconosciuto’, tenendo molto alla ‘firma’. Nunzio è morto a 75 anni, dei quali oltre 50 dedicati al giornalismo. Ha lottato per giorni nel reparto di Terapia intensiva del Santa Maria della Misericordia, ma l’infarto che lo aveva colpito la settimana scorsa è sembrato ai medici subito devastante, di complessa risoluzione. Ora, appresa la notizia della sua scomparsa, si accavallano i ricordi su un piemontese che si era benissimo integrato a Perugia.
La professione. Orfano di padre quando era ancora giovanissimo, aveva trovato accoglienza presso l’Onaosi. Poi gli inizi nel giornalismo, come avveniva negli anni ’50-’60, con le prime collaborazioni per saggiare le proprie competenze, per mettersi in evidenza; il sogno era quello di capire se una passione potesse diventare una professione. Il primo incontro di chi scrive, in una sera d’estate di metà anni Sessanta. Era a capo di una redazione di giovanissimi, ed il particolare lo stimolava assai. Era un maestro già allora, ma non lo sapeva. Quasi mai disposto ad essere ‘bonario’, anzi poco incline al complimento, alla pacca sulla spalla. Tutto questo perché convinto che si potesse dare di più, che le soddisfazioni dovevano venire dal lavoro, non dalle parole.
Rigore e severità. Occorreva sintonizzarsi sui suoi metodi, sulla sua severità, sul suo rigore. Volle molti giovani, almeno una decina, quando venne chiamato a dirigere la sua prima redazione importante, La Nazione, in Piazza della Repubblica. Un fuoriclasse era Lanfranco Ponziani, ma era la squadra che funzionava, con Nunzio che sapeva dirigere quella ‘bottega’, come lui amava definire la redazione. Tra quei giovani c’era anche il sottoscritto, tanto tenace da mettersi in fila alla macchina da scrivere per redigere i suoi primi articoli. Poi dalla carta stampata Bassi passò alla televisione, alla Rai, prima nella sede di via Baglioni e poi in quella attuale di via Masi, ed anche lì si sono incrociate le strade di tanti giornalisti ancora in servizio.
Date il meglio. Pretendeva e sollecitava tutti a dare il meglio, e soprattutto non si faceva scrupolo di fare rimproveri, anche taglienti ma mai cattivi, umilianti. Gli piaceva la conversazione, anche sulla quotidianità, con scambio di consigli sulle vicende della vita, ma solo fuori dal lavoro. Cattolico praticante, ha ritenuto che il giornalismo fosse una missione da assolvere, per informare il cittadino, ma anche per trasmettere il mestiere ai tanti giovani che ha incrociato sulla sua strada di direttore della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Ponte Felcino. «Mi dà gioia sapere di essere stato utile a formare le nuove generazioni del servizio pubblico della Rai – ci confidò poche settimane fa mentre ritirava un premio dal Rotary club -, ma dalle rape è difficile tirare fuori i talenti. La verità è che per diventare un giornalista di spessore occorre una predisposizione, che nessuna scuola potrà mai insegnare».
Sacrificio e passione. «Quella, la scuola – continuava -, ti può forgiare, ma senza applicazione, sacrificio e passione non nessuno potrà andare lontano». I suoi allievi di strada ne hanno fatta, un nome per tutti, quello di Giovanni Floris. Chi scrive questo ricordo, da Nunzio Bassi ha ricevuto consigli, incoraggiamenti, ma mai pacche sulle spalle, come magari una sola volta avrebbe desiderato. Ma è stato meglio così, anzi ogni volta che lo incontravo gli ricordavo i suoi ‘ordini’ perentori sui tempi di chiusura per un servizio televisivo. «Se non te lo avessi detto con quei toni forti, saresti stato capace di occupare il montaggio anche durante il telegiornale». Eri burbero ma amato da quelli cui hai insegnato il mestiere caro Nunzio, e sai che te lo abbia detto a mezza bocca, perché a te i complimenti non piaceva riceverli e neppure farli.
Giovedì i funerali. I funerali si terranno giovedì alle 15.30 nella chiesa di San Filippo Neri, in via dei Priori, e tanti sono già i messaggi di cordoglio sia da parte dei colleghi che da parte delle istituzioni. «È stato dalla nascita – scrive l’Ordine dell’Umbria – il coordinatore e l’anima della scuola di giornalismo, e per tanti in questi anni è stato una guida professionale e umana fondamentale». «L’impegno per i colleghi – scrive l’Assostampa umbra – e nel mondo della professione ha contrassegnato tutta la sua vita. Egli ci lascia il ricordo di un impegno ed un segno importante nel mondo del giornalismo a favore della professione, per la tutela dei diritti dei colleghi e per una informazione libera, colta e pluralista».
Il premio. I suoi ex allievi della Scuola di Ponte Felcino ricordano un «amico sincero e collega scrupoloso, che ha saputo sempre svolgere il suo compito con grande umanità, serietà e dedizione». «L’Associazione – annuncia un suo comunicato – ha deciso di dedicargli la prossima edizione del premio di giornalismo “InFormazione”, riservato ai praticanti delle scuole di giornalismo italiane. Molto più di un insegnante e di un mentore. È stato un amico al quale confidare dubbi, ansie e paure. Per tutti Nunzio ha sempre trovato una parola di saggezza e speranza». «Profondo cordoglio» lo esprimono anche il presidente del consiglio regionale Eros Brega e quello della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi.
di Mario Mariano