Caro Franco Abruzzo, con stupore e dispiacere abbiamo letto la tua lettera sulle Scuole di Giornalismo e il presunto legame con la crisi occupazionale. E’ indubbio che il mercato giornalistico stia attraversando un periodo di difficoltà. Ma, leggendo i dati, è difficile dire che questo dipenda dalle Scuole di Giornalismo.
Ancora oggi, meno del 20% dei praticanti che sostengono ogni anno l’esame di Stato per diventare giornalisti professionisti proviene dalle Scuole di Giornalismo riconosciute dall’Ordine. Sarebbe quindi più utile approfondire la provenienza del restante 80%.
Ma ciò che sicuramente non ci possiamo permettere è alimentare il conflitto tra i giovani giornalisti e disoccupati. Sarebbe un errore di miopia e di prospettiva. Perché i giovani hanno il diritto di avere l’opportunità di seguire la propria passione. E i disoccupati hanno il diritto a essere reinseriti nel mercato del lavoro, magari proprio attraverso la formazione e l’aggiornamento professionale.
Sicuramente il sistema delle Scuole ha delle imperfezioni. Ma per il bene della categoria e del futuro della nostra professione dovremmo lavorare per eliminarle non per dichiarare conclusa – anche se temporaneamente – l’esperienza delle Scuole. E’ questa la direzione da anni intrapresa dall’Ordine dei Giornalisti con i progetti di auto-riforma, ultimo in ordine di tempo quello approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale a Positano.
Il problema dei costi è probabilmente quello cruciale. E’ inammissibile una pre-selezione basata sul censo. Lavoriamo per incrementare il numero delle borse di studio messe a disposizione dall’Ordine nazionale e dagli Ordini regionali per consentire ai meritevoli di frequentare le Scuole.
Un altro nodo è quello della qualità delle Scuole. Su questo l’Ordine nazionale sta già facendo un importante lavoro di verifica. E’ indispensabile proseguirlo e renderlo permanente per permettere solo alle Scuole che garantiscono eccellenti standard formativi di avere il riconoscimento dell’Ordine dei Giornalisti.
Su tutti questi temi da anni riteniamo che gli ex allievi delle Scuole possano essere un interlocutore utile a chi ha la responsabilità politica di organizzare, gestire e migliorare le Scuole di Giornalismo. L’esperienza maturata “sul campo” potrebbe essere preziosa per individuare punti di forza, punti di debolezza, possibili correttivi, ecc. . Saremmo onorati se l’Ordine dei Giornalisti ci desse l’opportunità di mettere a sua disposizione la nostra esperienza.
Così come riteniamo preziosa la creazione di una rete tra gli ex allievi delle Scuole di Giornalismo.Negli anni abbiamo provato più volte a farcene promotori. Purtroppo non ci siamo riusciti come avremmo voluto. Ma è un progetto che continuiamo a inseguire. Proponemmo anche un nome Agisco: Associazione GIornalisti SCuole dell’Ordine. Permettimi, attraverso la tua mailing list, di rivolgermi a quanti fossero interessati. Riproviamoci. Insieme. Mettendo in rete l’esperienza di chi – attraverso le Scuole – ce l’ha fatta e magari oggi è una firma prestigiosa, e chi invece ancora non è riuscito a coronare il sogno della stabilità lavorativa. E anche di quanti – pur non provenendo da una Scuola – credono che il futuro della nostra professione non possa prescindere dalla formazione e dalla riforma dell’accesso. Agiamo. Insieme. Senza gelosie campanilistiche (che pure tra le Scuole non mancano) e senza alimentare conflitti generazionali.
Permettimi di affidare la conclusione alle parole di Walter Tobagi “rubate” dal libro (pag.280) che è possibile scaricare dal tuo sito internet e da quello dell’Ordine:
Molti si chiedono: perché si consente l’immissione continua di nuovi praticanti, mentre ci sono tanti professionisti disoccupati? E si lamenta pure, da parte di alcuni, l’istituzione di una scuola di giornalismo, che si teme possa diventare una fabbrica di disoccupati. Su questi argomenti, il sindacato ha il dovere d’essere chiaro, e noi abbiamo cercato d’esserlo. Non sono possibili chiusure corporative; e l’aiuto di disoccupati non significa discriminazione dei giovani. Il problema nodale che il sindacato non è riuscito ad affrontare, nella sostanza, è in realtà quello dell’accesso alla professione, che finora è stato esclusivamente nelle mani degli editori, di emissari di potentati economici o di gruppi politici. Ben vengano, dunque, le scuole di giornalismo, se servono a rompere con questo monopolio. La preoccupazione che il sindacato deve far propria è, semmai, un’altra: garantire che queste scuole assicurino una sempre più alta qualificazione culturale e professionale: cosa che si potrebbe perseguire cercando di collegare queste scuole alle istituzioni universitarie. Su questo tema, peraltro, il sindacato deve fare un sincero atto di contrizione, per essersi occupato poco dell’argomento, accodandosi all’iniziativa dell’Ordine. In verità, su questo come su altri argomenti, è indispensabile la stretta collaborazione tra Ordine e Sindacato, che sono due strumenti complementari dell’associazionismo giornalistico”.
Grazie per l’attenzione,
Vittorio di Trapani
Segretario Associazione Giornalisti Scuola di Perugia