Festival di Perugia. Vianello: “Giornalisti cani da guardia, pochi e spesso inascoltati”

Informazione e consumatori: giornalisti e aziende fanno autocritica, durante il dibattito organizzato dall’Associazione giornalisti Scuola di Perugia, nell’ambito della terza edizione del Festival del giornalismo di Perugia e moderato da Alessio Rocchi, Tg1. “Sono ancora troppo pochi i programmi Tv e i giornali italiani che chiamano le aziende a rispondere delle proprie azioni di fronte ai cittadini-consumatori”, ha sottolineato Andrea Vianello, autore e conduttore della trasmissione “Mi manda Rai 3”. “Tuttavia quando trasmissioni come Mi manda Rai 3 e Report portano alla luce truffe e scandali – ha aggiunto Vianello – mi aspetterei che fossero riprese con maggior risonanza anche da altri media e nel caso in cui ci sia la notitia criminis anche un intervento immediato delle forze dell’ordine.

Roberto Sommella, vicedirettore di Milano Finanza ha poi evidenziato che “se i giornalisti italiani non fanno bene il mestiere di cani da guardia, forse dipende anche dai padroni che non hanno insegnato loro ad abbaiare”. Il problema, secondo Sommella, sarebbe, dunque la scarsità nel nostro Paese di editori puri e il conseguente conflitto di interesse che impedisce a tanti giornalisti di affrontare determinati temi con la necessaria indipendenza e obiettività.

Durante il dibattito si e’ parlato anche delle responsabilità delle aziende: un altro grosso ostacolo per il giornalismo al servizio del consumatore sono infatti gli investimenti pubblicitari, che, garantendo la sopravvivenza di tante testate, possono diventare uno strumento di ricatto.
Gerardo Orsini, capoufficio stampa di Enel, ha ammesso che attraverso l’acquisto di spazi pubblicitari su testate giornalistiche è possibile esercitare una forma di pressione nei confronti degli operatori dell’informazione, ma che questo può trasformarsi in un’arma a doppio taglio per gli imprenditori: gli stessi giornali possono partire all’attacco di una determinata azienda proprio perché sono stati trascurati negli investimenti pubblicitari. “Così il cane da guardia può trasformarsi in cane da guerra che l’editore scaglia contro un concorrente, un nemico politico o un investitore poco generoso nei confronti della testata” ha concluso Orsini.

Hanno eliminato definitivamente il problema, invece, i giornalisti di “60 Millions de consummateurs”, mensile francese che, come ha spiegato la direttrice Marie-Jeanne Husset, è una delle quattro testate francesi che ha bandito le inserzioni pubblicitarie, perché “solo in questo modo – ha detto – si puo’ evitare un atteggiamento schizofrenico nei confronti del cittadino-consumatore che non puo’ essere esortato sulle pagine di una stessa rivista al consumo indiscriminato attraverso la pubblicità e al consumo responsabile attraverso gli articoli”.

Fondamentale è anche la competenza dei giornalisti sulle materie trattate. Luca Primavera, responsabile comunicazione dell’azienda farmaceutica Zambon, ha ricordato infatti che: se l’interlocutore è impreparato può essere facilmente influenzabile da parte dell’azienda, quindi il modo migliore per i giornalisti per tutelarsi e tutelare l’interesse del consumatore e’ acquisire competenze specifiche sulla materia che si tratta”.