Paolo Siani: “Non chiamatelo eroe”

Giancarlo Siani, l’unico giornalista ucciso dalla camorra nel ricordo del fratello maggiore Paolo.

Paolo Siani, lei ha più volte detto che suo fratello non era un eroe, ma una persona con un forte senso del dovere. In che modo desidera ricordarlo?

Giancarlo era un ragazzo normale, che amava fare il suo lavoro nel modo in cui glielo avevano insegnato: cercando notizie sul campo, parlando con le persone. Non era un fissato, nè amava correre rischi inutili. Aveva scelto di fare il giornalista, non c’era niente di eroico in questo

Quali erano i vostri riferimenti culturali? Cosa studiava Giancarlo, chi leggeva, quali giornali comprava?

Leggeva di tutto, negli ultimi anni curava una rassegna stampa radiofonica. Così la mattina presto comprava tutti i giornali, li leggeva e poi li raccontava ai suoi ascoltatori. Amava la musica, ricordo che ascoltava molto un cd dei Pink Floyd e poi Pino Daniele…

Giancarlo si occupava principalmente di cronaca nera. Ha mai pensato di andare via da Napoli?

Non scriveva solo di nera, ma ovviamente la cronaca rappresentava la maggior parte del suo lavoro. Amavamo molto Napoli e, all’epoca, non avevamo mai considerato l’idea di andare via

Nel famoso articolo del 10 giugno 1985, quello che avrebbe segnato la sua condanna a morte, viene tracciato un quadro lucido dei rapporti di forza tra il clan dei Nuvoletta e quello dei Bardellino

Chi prende in mano i giornali dell’epoca si rende conto subito che certe notizie le scriveva solo lui. Da questo punto di vista Giancarlo era solo. Forse più di altri sapeva o più di altri sapeva collegare le cose

Che cosa lo distingueva dagli altri cronisti? L’intuito, il metodo o aveva semplicemente più coraggio?

A distanza di anni mi sono reso conto che (a Torre Annunziata ndr) lui faceva il lavoro di un inviato speciale. Era capace di leggere gli avvenimenti da una prospettiva diversa rispetto a chi viveva immerso in quella realtà

Se ieri Napoli era Fortapasc, oggi è Gomorra..

Napoli è molto diversa da allora. Non è tutto Gomorra. C’è un senso di civiltà e di ribellione. Questa mattina alle rampe intitolate a Giancarlo c’è stato un incontro molto significativo tra lo Stato (il Sindaco, i magistrati, le forze di Polizia) e gli studenti. Nonostante la ricorrenza fosse triste, si sentiva forte la volontà di costruire la città che ci piace. Questa speranza oggi è più forte di ieri.

Serena Mautone