Il nostro giornalismo. Gli assetti editoriali. La particolarità dell’Ordine dei Giornalisti. La formazione e le Scuole di Giornalismo. Di tutto questo si è parlato oggi pomeriggio (giovedì 22 maggio) a Lille, nel corso dell’Assises Internationales du Journalisme, in un dibattito organizzato in collaborazione con l’Alliance Internationale des Journalistes.
Ad aprire il confronto, moderato da Marc Semo (inviato speciale in Italia e ex corrispondente da Roma per il quotidiano francese Liberation), è stato il giornalista del Corriere della Sera, Paolo Conti, che ha posto l’accento sul problema delle risorse pubblicitarie che per la gran parte finiscono nelle casse delle tv, e in particolare di Rai e Mediaset.
Per Maurizio Torrealta, caporedattore di Rainews24, il problema del conflitto di interessi e del controllo dell’informazione da parte del presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset, Silvio Berlusconi, potrà essere risolto solo dallo sviluppo del digitale. Proprio per questo – ha sottolineato – esiste il rischio che l’attuale governo possa frenare il passaggio al digitale.
Anche per Peter Gomez, de l’Espresso, il problema del presente è rappresentato da Silvio Berlusconi. Ma il giornalista, autore di numerosi libri, si è detto ottimista per il futuro, perché la tv generalista perderà sempre più ascoltatori, in favore dei nuovi media. Già oggi, la tv non è più il primo mezzo di informazione per i giovani, che invece scelgono internet.
Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca, ha voluto porre l’accento sull’importanza della formazione, soprattutto nell’accesso alla professione, per garantire giornalisti preparati e, quindi, in grado di fare informazione di qualità: solo un giornalista preparato – ha detto – è in grado di fare una informazione corretta.
Vittorio di Trapani, giornalista di Rainews24 e Segretario dell’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia, ha sottolineato l’importanza della diffusione delle Scuole di Giornalismo in Italia e la necessità di una riforma dell’Ordine che superi l’attuale praticantato, per sottrarre agli editori il potere di decidere chi può e chi non può diventare giornalista.
Al dibattito hanno partecipato anche Marco Santopadre, direttore di Radio Città Aperta, Maria Maggiore, freelance, e Giovanni Melogli, dell’Associazione Megachip.