Sono il calcio e il linguaggio delle dirette radio e delle telecronache i protagonisti di “Clamoroso al Cibali”, l’evento organizzato dall’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia nella Sala delle Colonne. A guidare l’incontro è Luca Pisinicca di Raisport che introduce gli ospiti, tutte voci più che note del giornalismo sportivo. Marco Civoli di Raisport, Maurizio Compagnoni di Sky, Pierluigi Pardo di Mediaset, Giuseppe De Bellis de Il Giornale e Alfredo Provenzali, conduttore storico di Tutto il calcio minuto per minuto di RadioRai.

Pisinicca tiene subito a sfatare il mito che attribuisce a Sandro Ciotti la celebre frase Clamoroso al Cibali, pronunciata per radio il 4 giugno 1961 in occasione del secondo gol del Catania all’Inter del mago Helenio Herrera. Ed è proprio dal passato che parte anche Alfredo Provenzali per spiegare come sia cambiato lo stile di chi racconta il calcio in televisione, per radio o sulla carta stampata. Provenzali ricorda di aver letto su un giornale toscano cinquant’anni fa questa descrizione di un palo colpito da un attaccante della Fiorentina: “…il cuoio beffardo si stampò sul palo maligno”.

Da questa eccessiva retorica si è arrivati oggi a scomodare, secondo Provenzali, la fisica (il baricentro del gioco) e la matematica (3-4-3, 4-4-2, 5-4-1) perchè, non potendo complicare quello che definisce il gioco più semplice del mondo, si è reso più difficile il linguaggio. Anche il corretto italiano ne risente e così, espressioni come “convergere al centro” o “prospettive future” sono entrate, anche se prive di senso, nel linguaggio comune. Per Provenzali il trucco resta sempre lo stesso, quello che gli hanno suggerito i vecchi maestri: parlare nel modo più semplice per essere capiti.

Anche Civoli inizia con un aneddoto sul passato, quando agli inizi Gianfranco De Laurentis lo minacciò di non mandarlo più a fare una telecronaca se avesse continuato a dire sfera invece di pallone. Ammette che le parole e le espressioni sono cambiate, alcune sono cadute in disuso come “il pallone ha fatto la barba al palo”.

Alla nuova generazione appartengono invece Maurizio Compagnoni e Pierluigi Pardo che con il nuovo stile hanno maggiore confidenza e dicono di puntare tutto su emotività e racconti di particolari e dettagli in grado di coprire i momenti noiosi degli incontri.
Più difficile, secondo Giuseppe De Bellis, il compito del cronista per la carta stampata, dove oltre a raccontare il film della partita bisogna trovare un tema in grado di aprire una discussione che duri fino al prossimo incontro. E a questo gli fa eco Compagnoni secondo cui è più facile scherzare con la politica che con il calcio.

Per tutti comunque resta fondamentale la passione, la competenza e il compito di mediare tra il pubblico e quello che avviene sul campo. Con una differenza che Provenzali tiene a sottolineare: mentre in televisione tutti vedono la stessa immagine, in radio per ogni ascoltatore è una partita diversa. Ed è per questo motivo che non si presta al gioco preparato da Pisinicca di commentare gli ultimi tre minuti dell’ultima finale di coppa del mondo. Per Provenzali il calcio è un mestiere con il quale non ha mai giocato. Pardo e Compagnoni regalano invece un siparietto molto comico mentre scorrono le immagini, strappando applausi e sorrisi da una platea senza sedie vuote.

L’evento si conclude con la domanda di De Bellis su quali sono le paure dei colleghi di radio e televisione prima di iniziare le telecronache. Per Provenzali fino alla sigla si ha paura di tutto e poi del giudizio della moglie al ritorno a casa. Per Civoli la preoccupazione principale è quella di riuscire a fumare durante l’intervallo (a questo punto interviene Provenzali che ricorda come Sandro Ciotti e Bruno Pizzul riuscessero a fumare anche durante). Pardo e Compagnoni hanno invece l’incubo di non riuscire a cogliere subito il nome del marcatore. Ma qui interviene Provenzali con suggerimento: gridare “goooooooooooollllllll” più tempo possibile, fin quando non si è capito il marcatore.

Alberto Gioffreda