“L’informazione calabrese negli ultimi anni ha svolto un ruolo illuminante grazie a giornalisti che, a rischio della propria vita, hanno squarciato la nebbia dell’omertà”. Questo il riconoscimento del sostituto procuratore di Catanzaro Pierpaolo Bruni, durante l’incontro organizzato dall’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia nell’ambito del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. L’evento, intitolato “Cronache dalla Calabria: volti e storie dei giornalisti minacciati dalla ‘ndrangheta”, aveva come ospiti Riccardo Giacoia, giornalista del Tg1, Roberto Rossi giornalista e autore del libro “Avamposto nella Calabria dei giornalisti infami” e i due freelance Lucio Musolino e Andrea Gerli.
La testimonianza di Musolino ha aperto l’incontro – Il giornalista lavorava per il quotidiano Calabria Ora. In seguito al cambio di direzione avvenuto nell’estate 2010, gli è stato impedito di proseguire e pubblicare le inchieste sui rapporti tra ‘ndrangheta e poltitica, che vedevano il coinvolgimento del governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti. Poco dopo sono arrivate le minacce delle cosche, il licenziamento dal giornale e le querele del Presidente della regione. Adesso Musolino cerca di proseguire il suo lavoro collaborando con importanti testate nazionali, ma colpiscono le sue parole quando racconta di essere rimasto solo in redazione, isolato dai colleghi, che troppo spesso appaiono “maggiordomi”. Pronti a raccontare le violenze della “criminalità con la lupara” ma servili nei confronti del potere politico e di quella zona grigia tra cosche e mondo imprenditoriale. Ma sono tanti i giornalisti coraggiosi che hanno squarciato la nebbia di omertà, spaventando i boss, che hanno risposto con violenze e intimidazioni. Lo sottolinea il PM Bruni, auspicando anche una maggiore chiarezza legislativa nella definizione del concorso esterno in associazione mafiosa, che aiuterebbe l’azione dei magistrati contro gli imprenditori e i politici collusi.
Tra minacce e silenzi un dato allarmante – Riccardo Giacoia, per anni cronista in Calabria per la Rai, non ha nascosto il suo disagio verso chi non ha avuto protezione nel momento in cui è stato minacciato dalla ‘ndrangheta. La sua posizione e la sua notorietà nel servizio pubblico lo hanno tutelato, ma è consapevole che la maggior parte dei colleghi calabresi non gode del medesimo sostegno. Roberto Rossi, dell’osservatorio “Ossigeno per l’informazione”, evidenzia una dato inquietante. Per ogni giornalista minacciato venti smettono di scrivere. Se nel 2010 venti giornalisti calabresi hanno subito minacce nel 2011 il numero è sceso a zero.
Antonio Zagarese
Il video dell’incontro
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