‘La precarizzazione del lavoro e’ l’antitesi della professione giornalistica’. Lo ha dichiarato Roberto Natale, segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti radiotelevisivi, intervenendo al convegno ‘In contratto’, tenutosi ieri a Roma presso la sede dell’Ordine e organizzato dall’associazione dei giornalisti della scuola di Perugia. ‘Diciamo no al job on call’, ha aggiunto Natale, ‘una forma esasperata di flessibilita’ che fortunatamente in Rai non esiste’. Nel servizio pubblico, infatti, il recente accordo siglato tra azienda e sindacato tutela i giornalisti a tempo determinato, che rappresentano un quarto dei professionisti assunti.
‘La prima tutela per un giornalista e’ un mercato del lavoro trasparente’, dice a sua volta il sottosegretario al welfare, Maurizio Sacconi. ‘La legge Biagi non ha introdotto nuove forme di flessibilita’, ma ha regolamentato quelle gia’ esistenti’. Ma l’ex ministro del lavoro, Tiziano Treu (Margherita), contesta: ‘La maggior parte delle figure previste dalla legge 30 saranno inutili, le uniche rilevanti per la professione possono essere il contratto a termine, il part-time e i contratti formativi’.
Al convegno era presente anche il direttore della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Giancarlo Tartaglia. ‘La formazione non va disgiunta dal mercato del lavoro’, sono state le parole di Tartaglia, ‘gli strumenti per formare i giornalisti non vanno inventati ma utilizzati perche’ sono gia’ previsti nel contratto’. Si sentono con la coscienza a posto gli editori. Secondo Sergio Moschetti, dirigente Fieg (Federazione italiana editori giornali), ‘la carta stampata impiega la maggior parte dei giornalisti provenienti dalle scuole. Gli editori investono in formazione e borse di studio’. Contestuale la sua richiesta di una liberalizzazione completa del sistema degli stage: Moschetti ha aperto all’ipotesi di liste particolari e riservate per i giornalisti formati nelle scuole riconosciute dall’Ordine.
Il segretario dell’Ordine dei giornalisti, Vittorio Roidi, rivendica come unico modello di accesso alla professione, scelto da tempo dall’Ordine, quello che passa attraverso le scuole di giornalismo, modello che non puo’ essere devastato dall’introduzione di regole che portano a un precariato costante.