«Aprite un blog, andate per strada con una telecamera, diffondete i vostri video su YouTube e Facebook. È un passaggio necessario per chi oggi vuole fare giornalismo». Questo il consiglio che Tommaso Tessarolo, direttore di Current Italia, ha dato alla platea di giovani partecipanti al seminario «Fare il giornalista. Un altro modo è possibile», organizzato dall’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia e moderato da Roberto Chinzari del Tg2.
Un incontro che nasce dalla domanda che chi si affaccia oggi alla professione si pone: in un’epoca nella quale le vie tradizionali del giornalismo sono sempre più inaccessibili e i prodotti informativi condizionati da logiche di potere, quali canali sfruttare per poter svolgere la professione? È possibile fare informazione in modo serio e indipendente, senza farsi condizionare da interessi economici e/o politici? Interrogativi a cui hanno cercato di dare risposta i partecipanti al seminario, giornalisti e non solo, con alle spalle percorsi poco tradizionali.
Per dimostrare che strade alternative e innovative esistono e molto spesso passano dalla Rete, ecco l’esempio di Current, canale satellitare e portale web nato nel 2005 da un’idea di Al Gore, e da quasi un anno presente in Italia nella piattaforma di Sky. Un esempio di informazione libera, dove «il 30% del palinsesto è creato dagli spettatori e si cerca di rompere le tradizionali barriere di intermediazione», ha spiegato Tessarolo. Contributi che vengono pagati sia in termini di visibilità, sia in termini economici. Un esperimento che sta acquistando sempre maggior seguito, soprattutto sulla Rete, e che permette di affrontare argomenti spesso dimenticati dai media tradizionali.
Sempre nella rete si sviluppa il progetto di Stefano Valentino, ideatore e coordinatore di Freereporter.info, un portale che ha come obiettivo la creazione di una piattaforma condivisa per giornalisti freelance. Un modo per promuovere e dare visibilità al lavoro di chi non ha alle spalle una realtà redazionale, facendo dei freelance dei piccoli imprenditori di se stessi. «Questo potrebbe essere il futuro della professione. In un panorama di media in crisi, con pochi soldi da investire in inviati e corrispondenti, un’agenzia di freelance può creare un mercato incredibile», ha sottolineato Valentini.
Sull’importanza per i freelance di sentirsi ’piccoli imprenditorì ha posto l’accento anche Daniela Berretta, che dopo dieci anni come redattrice alla Cnn, ha deciso di abbandonare il desk e mettere sul mercato le proprie competenze come indipendente. «Un freelance ha la stessa dignità di un giornalista assunto in una redazione -ha detto- Ho scelto questa strada per poter fare davvero ciò che mi piace. La cosa importante è sempre comportarsi in modo professionale. Ciò che si vende è la propria credibilità».
Il futuro è dunque freelance e in Rete? La strada è probabilmente questa, ma per averne certezza dovremo aspettare ancora qualche anno. Intanto «uno spazio pubblicitario in televisione vale dai 25mila ai 150mila euro -spiega Gabriele Immirzi, direttore della casa di produzione Wilder- Per arrivare su Internet a questi livelli ci vorranno anni, forse decenni».
A giudicare dal crollo della pubblicità sui media tradizionali, ci permettiamo di dubitarne…