Il quotidiano “La Stampa” ha rivelato che Cosa Nostra voleva proprio uccidere il giornalista Lirio Abbate. Recenti intercettazioni ambientali del pentito Giovanni Brusca hanno confermato che gli attentati subiti quattro anni fa dal giornalista siciliano non erano episodici. C’era un piano. L’ultima conferma giunge dalle parole del boss Giovanni Brusca, intercettato in carcere mentre parla con la moglie ed i cognati. Brusca parla di alcuni omicidi che erano stati pianificati. Nel mirino anche l’ex pm Antonio Di Pietro e l’editore Carlo De Benedetti. Le indagini mettono in luce una sorta di patto federativo tra Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta per eliminare personaggi scomodi: politici, editori, magistrati e il giornalista dell’Espresso. Una relazione dei servizi segreti in possesso della Procura di Messina ricostruisce l’incontro tra un avvocato di Palermo e un esponente della ‘ndrangheta. Durante il quale fu chiesto ‘’il favore’’ di eliminare “quel giornalista”. Lirio Abbate, oggi giornalista di punta del settimanale ‘L’Espresso’, prima dell’ANSA, vive sotto scorta da quattro anni. Ha dichiarato al Fatto Quotidiano: “Cosa Nostra spara quando tocchi i suoi affari. Il problema nasce quando tocchi i ‘colletti bianchi’, gli insospettabili. Quando arrivi alla zona grigia, quella inesplorata fino a pochi anni fa. E fai i nomi”.
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