“Era in mezzo ai lupi e i lupi lo hanno sbranato”. Con questa immagine vivida e terribile, il capo della Squadra mobile di Trapani, Giuseppe Linares, che ha diretto le indagini coordinate dalla Dda di Palermo, sintetizza l’omicidio Rostagno.
Il giornalista e sociologo torinese è stato ucciso dalla mafia, a Trapani, il 26 settembre 1988. Dopo 22 anni di attesa, ma anche di lotta da parte dei familiari e degli amici di Mauro Rostagno, la Procura antimafia di Palermo è pronta a chiedere il processo contro i presunti assassini.
Negli anni si sono avvicendate tante ipotesi, strade fuorivianti, moventi fasulli e depistaggi sulla sua uccisione. Tante da riuscire per lungo tempo a calare ombre su ombre sul caso Rostagno. Solo nel maggio del 2009 si è arrivati a una prima svolta investigativa: l’ordine di custodia cautelare nei confronti del boss Vincenzo Virga e di Vito Mazzara, entrambi già detenuti per altri reati. L’ordine di custodia cautelare è stato poi revocato dal Tribunale del riesame che ha ritenuto insufficienti gli indizi raccolti. Resta il fatto che per la prima volta la responsabilità dell’omicidio Rostagno è stata attribuita alla mafia trapanese.
Una perizia balistica, consegnata dal medico legale, Livio Milone, avrebbe infatti confermato i sospetti su Vito Mazzara, indicato come l’esecutore materiale del delitto e, di conseguenza, anche nei confronti del capo mandamento di Trapani, il boss Vincenzo Virga, in qualità di mandante. Secondo questa ricostruzione, nell’inchiesta condotta dai Pm Antonio Ingroia e Gaetano Paci, riaffiorerebbe anche l’ipotesi della cosiddetta ”pista interna”. Il sospetto, cioè, che qualche appartenente alla comunità per il recupero dei tossicodipendenti Saman, fondata da Mauro Rostagno nel 1981, abbia fornito un supporto logistico ai killer.
Mauro Rostagno fu ucciso in un agguato di mafia davanti all’ingresso di Samàn, in località Lenzi di Valderice Napola (Trapani), perché dava fastidio ai boss di Cosa Nostra. La causa scatenante dell’agguato sarebbero state le sue denunce e inchieste portate avanti attraverso una piccola emittente televisiva trapanese. Calogero Germanà, l’allora capo della squadra mobile di Trapani, oggi questore di Forlì, scampato nel 1992 a un attentato di mafia, aveva detto subito – il 10 dicembre 1988 – che “la causale dell’omicidio sembra da ricondurre all’attività di giornalista della vittima, vivamente apprezzata dal pubblico e particolarmente invisa negli ambienti politici”. Le sue parole rimasero largamente inascoltate.
Quella di Rostagno fu una vita assai movimentata e la sua poliedrica biografia oggi è diventata anche un fumetto, ”Mauro Rostagno. Prove tecniche per un mondo migliore”: dalla militanza politica in Lotta continua, alla fondazione del centro culturale ‘Macondo’, a quella di Saman, gli ‘arancioni’ della comunità di recupero per tossicodipendenti, fino all’attività da giornalista, a metà degli anni Ottanta, con l’emittente televisiva locale Radio Tele Cine (RTC) e alle inchieste contro la mafia.
”E’ difficile dire chi hanno ucciso – hanno scritto Nicola Biondo e Rino Giacalone in un articolo comparso sull’Europeo, nel 2007 – il giornalista coraggioso e irridente che dagli schermi di una piccola tv locale faceva a pezzi il perbenismo politico-mafioso di una delle province più povere d’Italia con il più alto numero di sportelli bancari? Il fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Saman? O, invece, il vecchio leader di Lotta Continua, forse portatore di segreti innominabili di una stagione conclusa, in cui l’assalto al cielo era finito in un incubo di piombo?”.
Mario Forenza
– L’inchiesta di Mario Forenza trasmessa su Rainews