Non c’è bisogno di regole imposte, ne’ di ricorso a censure per gli scatti ‘al limite’ sui teatri di guerre e di tragedie. Sta invece alla professionalità del giornalista, del fotografo, dell’operatore tv, seguendo anche le indicazioni deontologiche che ci sono, riprendere e trasmettere foto e immagini che non indugiano su particolari macabri, ma che esprimono il senso profondo dell’evento. E’ questa la ‘linea’ che gli operatori dell’informazione si danno nel raccontare e mostrare le realta’ piu’ dure e scioccanti, spiegata in un convegno al Festival del giornalismo in corso a Perugia, presente il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Lorenzo del Boca.
Operatori e giornalisti della Rai – Gianfranco Botta, Roberto Chinzari e Silvio Giulietti – un fotografo dell’Ap, Pier Paolo Cito, il direttore de ‘Il Riformista’, Antono Polito, hanno portato le loro esperienze, spiegandone le scelte. Perché quella foto e’ stata scartata e non trasmessa e perche’ invece un’altra, seppur forte, e’ stata pubblicata. E’ stata una specie di racconto-lezione, molto apprezzato e seguito dai numerosi giovani che hanno seguito l’iniziativa. Del Boca si e’ detto contrario – cosi’ come Polito – al limite imposto allo ‘scatto’, “perche’ e’ censura. I confini ci sono – ha detto – ma sono quelli indicati dalla professione e suggeriti dal buon gusto e dai valori. C’è comunque sempre un margine di discrezionalità”.
Ma questo è “il bello e il difficile” della professione giornalistica – secondo il presidente dell’Ordine – che deve muoversi “fra diritto di cronaca e rispetto della persona”, selezionando tutti gli elementi della notizia “con equilibrio e mettendoli in gerarchia”.