Riforma dell’accesso, regolamentazione della deontologia, vertenza sul contratto nazionale. Questi i tre temi centrali della discussione sul tema “Rifacciamo Ordine. L’ordine dei Giornalisti è da riformare o abolire?”, organizzato dall’Associazione dei Giornalisti della Scuola di Perugia, nell’ambito del Festival Internazionale del Giornalismo, in corso nella città umbra.
Daniele Capezzone, Presidente Commissione attività produttive della Camera, nonché firmatario di una proposta di legge che contempla l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, ha riaffermato le sue posizioni, pur sottolineando la sua vicinanza e amicizia al mondo dei giornalisti e ribadendo «la solidarietà nei confronti della categoria per il rinnovo del contratto». Tanto più che a fronte di un’apertura da parte della Federazione Nazionale della Stampa, c’è stata «una inspiegabile chiusura degli editori».
Riguardo, invece, l’Ordine «Perché l’Italia è uno dei pochissimi Paesi del mondo avanzato con questa struttura?» si domanda Capezzone, visto che oggi i percorsi giornalistici sono plurali e la tecnologia ha rivoluzionato il giornalismo, per esempio con i blog e Youtube. Capezzone ha anche ricordato la figura del free lance Antonio Russo, che una tessera non l’aveva. Infine ha sottolineato come prima delle riforme, servano «il rispetto e l’applicazione delle norme vigenti».
Anche il tema del rinnovo del contratto nazionale è stato un elemento importante nella discussione. Il Segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della Stampa,Giovanni Rossi, a proposito, ha denunciato come gli editori, nel loro rifiuto alla trattativa, perseguano un duplice obiettivo.
Da una parte c’è «il tentativo di porre fine alla contrattazione nazionale, a quella collettiva, da sempre una garanzia delle parti più deboli» e, dall’altra, proprio la richiesta di abolizione dell’Ordine, avanzata dagli editori stessi rischierebbe di «ridurre i giornalisti ad impiegati, con il fine non più di informare il cittadino ma di servire altri interessi». Ovviamente il no all’abrogazione dell’Ordine si accompagna ad un a forte richiesta di riforma.
Un punto centrale è stato anche l’esigenza di un cambiamento dell’accesso alla professione. Oggi le modalità, secondo il Presidente dell’ordine dei Giornalisti Lorenzo Del Boca, sono «troppe e confuse». Del Boca sottolinea che servirebbe un meccanismo unico – e da anni l’Ordine si è pronunciato su questo – in cui prima si impari la professione e poi si lavori, un alto sistema di qualificazione di livello universitario, per mettere un limite al clientelismo e alle lottizzazioni.
«Quando vado a parlare in giro, per lezioni o conferenze – ha aggiunto Del Boca – spesso mi chiedono come si diventa giornalisti. Per rispondere mi devo sempre arrampicare sugli specchi, magari qualcuno più avveduto mi dice che bisogna essere raccomandati. L’accesso scolastico alla professione, invece, limita le mie difficoltà a dare una risposta».
Del Boca ha anche ribadito e difeso l’assoluta necessità di un Ordine professionale. L’articolo 21 della Costituzione garantisce che ognuno possa esprimere liberamente le proprie opinioni, ma un altro conto è «registrare le opinioni degli altri in modo da essere coerenti con il pensiero registrato. Non concentrarsi su una opinione, ma tante, in modo da mettere il fruitore in grado di comprendere. Questo è il contrario del liberi tutti».
Per Del Boca ci vuole una collaborazione della classe politica poiché «se il giornalista deve essere il cane da guardia dei politici, i politici si devono abituare a sentirlo ringhiare a meno che non preferiscano che si trasformi in un gatto che ronfa accanto al termosifone».