“Professionisti, ma solo con laurea”

Albi professionali si cambia. O meglio a mutare saranno i requisiti e le modalità d’ingresso per alcune professioni, a iniziare da quella di giornalista. In futuro per sostenere l’esame di Stato che permette l’accesso alla professione di giornalista bisognerà essere in possesso almeno di una laurea triennale (oggi è richiesto il diploma di scuola superiore). A stabilire le nuove norme è un decreto di riforma approvato dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. «In questo modo – ha spiegato la titolare del dicastero di viale Trastevere – abbiamo voluto dare un forte contributo all’ammodernamento del sistema degli ordini professionali, guardando soprattutto al futuro dei nostri giovani e alla tutela degli interessi dei cittadini, che beneficeranno di professionisti più qualificati».
Il provvedimento, che entrerà in vigore dopo che il governo avrà acquisito il parere del Consiglio di Stato, riguarda una ventina di professioni e, secondo i calcoli del Censis, oltre 800mila giovani in attesa di accedere agli albi professionali in questione. Oltre ai giornalisti sono interessati, tra gli altri, anche architetti, assistenti sociali, biologi, consulenti del lavoro, ingegnere, psicologo, veterinario, geometra. Per tutti il requisito richiesto sarà almeno la laurea triennale, se non quella «magistrale» in alcuni casi. Dunque un percorso universitario obbligatorio, con «un sistema selettivo, ma nello stesso tempo più snello e aperto per le decine di migliaia di giovani che si affacciano annualmente sul mercato professionale» annuncia il ministro Moratti. Importante diventerà anche l’inserimento del tirocinio all’interno del percorso formativo. In via libera alla riforma arriva dopo un lungo lavoro preparatorio affidato al sottosegretario Maria Grazia Siliquini che ha coordinato il tavolo di confronto con presidi di facoltà e rappresentanti degli ordini professionali.
Ogni categoria, pur nel rispetto delle norme generali, diversificherà i tempi e le modalità d’ingresso, anche se la filosofia sarà unitaria: innalzare la qualità della preparazione formativa, prevedere un tirocinio, compiere il percorso dentro l’università.
Tra le professioni interessate sicuramente è quella giornalistica a subire il cambiamento maggiore, anche se la commissione d’esame rimarrà strutturata come avviene oggi con un presidente scelto tra i magistrati di Tribunale o di Corte d’Appello.
E l’annuncio della laurea obbligatoria e del nuovo percorso ha suscitato un ampio dibattito all’interno della categoria. Di «svolta storica» parla Franco Abruzzo presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, a cui si aggiunge la soddisfazione espressa dall’Associazione giornalisti Scuola di Perugia. Per Gad Lerner l’introduzione della laurea per i giornalisti «è un motivo in più per abolire l’Ordine», mentre una penna storica del giornalismo italiano, Enzo Biagi non nasconde la sua perplessità. «La vera scuola – commenta – è quella che si fa giorno dopo giorno frequentando le redazioni, accogliendo i consigli di chi ha la passione e la voglia di insegnare ai giovani, scrivendo animati da valori».

Enrico Lenzi