Il giornalismo appeso a un bit
Tutti d’accordo: le norme sono vecchie e vanno rivoluzionate
Serve una «cura da cavallo» a base di etica e nuove tecnologie
Ma sono veramente finiti i tempi del giornalismo «romantico», quelli, per intenderci del blocco notes e del cappello con la scritta «press»? Forse no, il fascino della professione resta immutato e cattura tantissimi giovani, ma i tempi (economici) sono cambiati e in questo settore, come negli altri, bisogna far quadrare i conti.
I massimi esperti di giornalismo si sono dati appuntamento ieri a Roma al convegno «Giornalista, un mestiere in un mercato senza merito?», organizzato dall’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia. L’Agsp ha chiesto di fare il punto sulla professione in questa delicatissima fase. Giulio Anselmi, presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, nonché ex direttore dell’Ansa e di molte importanti testate, ha sottolineato la necessità di un radicale rinnovamento. «Il mestiere di giornalista si deve reinventare». «Il nostro monopolio è finito», anche perché «oggi l’elemento identitario è rappresentato dai social network». Per Anselmi «la caduta delle copie vendute e il calo della pubblicità dimostrano che c’è una crisi: se questa è la situazione il mercato si deve reinventare. Occorre una profonda riforma sul fronte della meritocrazia e della qualità». «Noi giornalisti – ha aggiunto Anselmi- citiamo come nostre armi qualità e credibilità, ma nulla è acquisito per sempre. Vicende come quella della Regione Lazio e del caso Sallusti dimostrano che facciamo male il nostro mestiere. Quando si parla di qualità non dobbiamo accontentarci di uno slogan». Decisa la posizione del direttore de Il Tempo, Mario Sechi: «La crisi dell’editoria è tale che c’è bisogno di una nuova legge al passo con i tempi, altrimenti le imprese editoriali rischiano di non sopravvivere, nonostante i tagli. Non è una questione di copie e diffusione – ha aggiunto Sechi – ma di costi, di logistica e trasporti, di distribuzione debole di net-economy in Italia, per le prospettive delle notizie online e soprattutto per il crollo a due cifre del mercato pubblicitario. Non siamo di fronte a un ciclo, ma a uno scenario del tutto ridisegnato, con una legge vecchia da rifare completamente». Il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, ha parlato di sfida: «Negli ultimi anni la Rai ha tagliato, risentendo del calo pubblicitario, nei prodotti di intrattenimento e di informazione e meno nei costi di struttura. Cercheremo di tagliare questi costi. Cercheremo di investire ciò che è giusto per essere all’avanguardia della tecnologia come eravamo un tempo. È una sfida importante, credo che ci siano tutti i mezzi e le professionalità per vincerla». Fondamentali per Gubitosi l’indipendenza e la competenza: «Spero che l’indipendenza in Rai sia diffusa. Qualcuno ha detto che è un lusso. Forse in parte è così. Cercherò, per quello che mi è possibile, di muovermi su questa base. Alla Commissione di Vigilanza – ha spiegato – abbiamo detto che il pluralismo corrisponde al cento per cento di indipendenza e competenza. Ci aspettiamo scelte dettate da questi criteri». «Ricordiamoci che il merito – ha sottolineato inoltre il dg Rai – corrisponde anche alla selezione. È molto importante dare di più a chi si sacrifica, ci mette più sforzo, si dà da fare offrendo risultati. Noi premiamo poco. Dobbiamo dare incentivi a chi fa bene. Non è sempre facile con politiche che non hanno al centro la meritocrazia. Speriamo di riuscire a cambiare». Quanto al ruolo che la Scuola di Perugia svolge da anni nella formazione delle nuove leve del giornalismo Gubitosi ha affermato «che deve tornare centrale per la Rai, nel senso che la qualità si fa con la formazione». L’ad di Sky Italia, Andrea Zappia ha detto: «Noi abbiamo 400 giornalisti, tanti, giovani e appassionati». E ha aggiunto che «non solo gli editori, ma anche i giornalisti devono avere la voglia di mettersi in gioco». «Competenza, etica, indipendenza e merito sono gli elementi fondamentali della professione», ha sintetizzato Anna Piras, presidente dell’Associazione Giornalisti della Scuola di Perugia, che ha organizzato l’evento. «Noi dell’associazione ci battiamo da dieci anni nel nome del merito e della formazione e sentiamo ora di aver trovato finalmente degli interlocutori validi per tenere sempre acceso il faro della competenza».
di Antonio Angeli